A RUOTA LIBERA di Federico Grandesso

Ogni giorno ci alziamo dal letto e affrontiamo quello che la giornata ci offre; ci arrabbiamo per problemi più o meno importanti, cerchiamo di godere di quello che di bello ci accade; traiamo gratificazione da un acquisto anche se inutile, da un dolcetto, da un libro, una bella canzone e da una serata in ottima compagnia. Poi andiamo a letto, spegniamo la luce e il giorno dopo tutto ricomincia. E questo per settimane, che poi diventano mesi e poi anni e come dice Vasco “e poi i giorni passano, e i ricordi sbiadiscono e le abitudini cambiano…”, e anche noi cambiamo con gli anni..
Può accadere però che un giorno, durante una doccia, una visita di routine, il ritiro di un esame fatto più per scrupolo che per motivazione reale, ci si accorga che qualcosa non va, che la vita sta irrimediabilmente per cambiare o, perché no, per finire, e allora tutto cambia prospettiva e si entra nel panico.
Questo è quello che è accaduto a Federico Grandesso, autore del libro “A ruota libera – 30.000 km con il cancro alle spalle”.
E’ molto difficile parlare di questo libro, trovare parole non banali, raccontare le emozioni che suscita ed esprimere in pieno l’ammirazione che si prova nei confronti di questo grande uomo che si è convinto a farsi testimone della sua vita per dare forza a coloro che stanno vivendo o, vivranno nel futuro, a contatto con il cancro.
Partiamo per gradi seguendo le tappe già disegnate nel libro quando, nel lontano 2002, Federico durante la doccia si accorge di avere qualcosa che non va: ecografia urgente e poi la sentenza, scioccante, che non lascia scampo a dubbi. Bisogna correre al riparo, consultare medici, sottoporsi all’intervento, fare terapie ma prima di tutto bisogna realizzare che, purtroppo, sta accadendo realmente, che da quel momento la vita non sarà più la stessa, con una domanda martellante in mente “perché proprio a me?”.
I cicli di chemio, il sostegno della famiglia, la disperazione, il dolore fisico e mentale che non passa mai, le altre persone conosciute durante questa “avventura” che stanno vivendo la stessa tragedia e con cui si innescano rapporti indissolubili ma, soprattutto, la voglia di farcela, di vincere, di non perdere la speranza e la meta prefissata: sconfiggere la malattia e sopravvivere, magari acciaccato, sicuramente non più lo stesso, ma vivo.
Oltre all’amore per la famiglia, un’altra passione da la forza a Federico di affrontare questa grande sfida: la bicicletta. Seppur con i suoi tempi e i suoi ritmi dovuti a un corpo martoriato dalla chimica, Federico non smette di montare in sella, di porsi delle mete, di provare e riprovare, non si spaventa delle salite, cerca di andare sempre più lontano. Una frase di Ivan Basso riesce, forse, a dare un’idea dello spirito con cui ha affrontato questi momenti “La bicicletta insegna cos’è la fatica, cosa significa salire e scendere, non solo le montagne ma anche nelle fortune e nei dispiaceri, insegna a vivere”.
E Federico ce l’ha fatta, sono passati 15 lunghissimi anni e lui è qui che fa conoscere la sua storia, che da speranza alle persone, che ricorda quelli che purtroppo non ce l’hanno fatta ma che dimostra anche che non bisogna mollare, si può cadere certo, la strada può essere dura e sicuramente non tutti ne usciranno vincitori ma, non bisogna abbattersi.
Credo che questo libro sia uno di quelli da tenere sul comodino o sicuramente in bella vista nella libreria, da sfogliare e leggere nei momenti no, quando sembra che tutto sia difficile e che la vita ci stia crollando addosso, per capire le vere priorità della vita e guardarla da una prospettiva diversa. Prendetelo, leggetelo, regalatelo, aiutate voi stessi e gli altri!
Attualmente il libro è reperibile contattando l’autore alla sua mail, su Facebook oppure su Amazon.