Alberto Toso Fei: incontro con il “narratore” di Venezia.

Ciao amici e lettori di Memagazine, era da tanto che volevo realizzarla e finalmente ci sono riuscito. Sono riuscito ad incontrare, seppur via web, come ormai si incontra tutti ultimamente, il mitico narratore di splendide storie e leggende di Venezia, lo scrittore Alberto Toso Fei. L’ho ascoltato per la prima volta in occasione di una serata collaterale di Riviera Fiorita dove raccontò Venezia ed alcune sue leggende in maniera talmente coinvoilgente che sembrava di essere uno dei personaggi della storia. Da allora l’ho sempre seguito, ho seguito i suoi incontri sia nei social che dal vivo e nella recente trasmissione di Canale 5 “La Grande Bellezza” dedicata a Venezia con Cesare Bocci, ho avuto modiìo di apprezzarne ancora di più la capacità del racconto ce, nessuno come lui, lo propone in maniera interessante ma leggera, dettagliatissimo seppur son molta semplicità. Conosciamo meglio, in questa lunga ma piacevolissima intervista, l’eclettico Alberto Toso Fei.
Alberto Toso Fei discende da un’antichissima famiglia di vetrai di Murano; è giornalista, scrittore e saggista tradotto in più lingue. Toso Fei è un’autorità in fatto di misteri e leggende, nei suoi libri, frutto anche del recupero della tradizione orale, si muove tra enigmi e curiosità, e spesso l’antica tradizione si mescola all’uso delle tecnologie. I suoi lavori più recenti sono I segreti del Canal Grande, Misteri di Venezia e Misteri di Roma; tra gli altri suoi titoli ricordiamo: I tesori nascosti di Venezia, La Venezia segreta dei dogi, Forse non tutti sanno che a Venezia…, Un giorno a Venezia con i dogi, I luoghi e i racconti più strani di Venezia.I suoi racconti hanno ispirato performance teatrali, opere d’arte, installazioni e hanno dato vita al fenomeno dei “ghost tour” a Venezia; è inoltre fondatore e direttore artistico del Festival del Mistero. Toso Fei è sbarcato da tempo anche sul web: il suo Venezia in un Minuto partito su Youtube nel 2015 e diventato una pagina Facebook conta decine di migliaia di contatti; durante il lockdown il suo Decamerone Veneziano, in onda a mezzanotte, è subito diventato un appuntamento imperdibile con quasi trentamila visualizzazioni. Dal 2016 scrive per “Il Gazzettino” la rubrica “Ritratti Veneziani”, progetto di brevi biografie domenicali destinato a raccogliere quattrocento storie, le cui prime duecento sono già raccolte in quattro volumi pubblicati da De Bastiani.

–Prima di tutto, complimenti per la partecipazione alla trasmissione “La grande Bellezza” con Cesare Bocci e dedicata alla nostra Venezia. Com’è stata l’esperienza? Molto bella, direi. Cesare Bocci è nella vita esattamente come appare sullo schermo: naturale, alla mano, disponibile. Credo che i telespettatori abbiano colto questo aspetto e che la nostra lunga conversazione sia sembrata ciò che in fondo è diventata, ovvero una chiacchierata fra amici un po’ colta. Peraltro l’intera trasmissione è stata molto bella e di altissimo livello. Non era facile, trattandosi di Venezia.
–Starla a sentire nel racconare Venezia è un piacere, come è nato il suo interesse per le leggende veneziane? Nasce da molto lontano. Da quando, da bambino, ascoltavo le storie degli anziani. Da bambino era normale per me sentire quelle storie, tutte bellissime, che mi hanno albergato dentro per anni. È stato parecchio tempo dopo, infatti, mentre studiavo all’Università, che ho realizzato che quelle storie così belle che mi vivevano dentro non stavano scritte da nessuna parte, né nessuno le raccontava più. Ho dunque iniziato a fare un lavoro sulla mia memoria per ritrascriverle, aggiungendo a questo una azione cospicua di raccolta, interviste, organizzazione e comparazione delle storie, che avrebbero corso il rischio di scomparire per sempre, inghiottite dal tempo.
– Immagino che i suoi libri siano il risultato di un lavoro di ricerca e documentazione molto accurato e certosino, è più interessante la fase di ricerca o quella di stesura del libro? Ce ne può parlare? Sono entrambe fasi portatrici di aspetti interessanti, ma indubbiamente l’emozione che reca con sé la scoperta di una nuova storia, o una curiosità secolare riguardante un luogo non è comparabile con il piacere – pur intenso – di dare nuova vita a quella storia attraverso la scrittura, che chiede tempi ragionati sulle modalità di linguaggio da utilizzare, scelta stilistica, ricerca di conferme e di testimonianze.
–Perché le storie veneziane raccolte sotto forma di una guida? Perché quasi subito è emersa anche una delle loro caratteristiche principali: quella di essere legate ancora oggi a un luogo; di come sia dunque possibile creare dei percorsi narrativi all’interno della città, parole e azioni del passato, reali o fantasiose, che si intrecciano in una trama strettissima col tessuto urbano e che a volte fanno parlare le pietre stesse di Venezia, se si ha la pazienza di rimanere in ascolto.
– I suoi libri sono il risultato di un accurato lavoro di ricerca e documentazione, ce ne può parlare?In genere quando i imbatto in una storia nuova – parlo di quelle che fino a qualche decennio fa venivano trasmesse attraverso il solo racconto – controllo subito se sia condivisa o meno, ovvero patrimonio di un ampio gruppo di persone. in caso contrario la “congelo” in attesa di tempi migliori. poi parte un lavoro di ricerca sugli avvenimenti storici che potrebbero aver portato alla nascita di quella diceria o di quella leggenda, all’identità dei protagonisti, alla comparazione – laddove sia possibile – con storie analoghe provenienti da tradizioni diverse. A Venezia con le merci si sono incontrate nei secoli le persone: hanno portato cibi, parole, saperi, ma anche storie. E da Venezia ne hanno riportate a casa loro…
–Venezia è comunque un mistero da scoprire, leggende sempre nuove che emergono da racconti o testimonianze, trova che vi siano correlazioni tra le leggende veneziane e quelle di altre parti d’Italia?Non solo d’Italia, ma dell’Europa intera. La leggenda del Levantino e del cuore di madre, che prende vita a San Giovanni e Paolo, ha delle similitudini impressionanti con una leggenda della tradizione ebraica, per esempio; e non credo sia un caso se il protagonista veneziano, che pure è situato nel tempo e nello spazio, sebbene non ne conosciamo il nome, sia mezzo ebreo. vi sono altre storie legate alla tradizione nord-europea. Ma chi ha dato cosa a chi? è quasi impossibile a stabilirsi, e questo non fa che accrescere il fascino di queste leggende.
-Ci può presentare i suoi libri? Come vanno letti e soprattutto quello dal quale partire per chi non conosce Alberto Toso Fei.Dipende. se una persona ama di più l’approccio storico direi sicuramente i titoli che ho scritto per Newton Compton; testi documentati e con uno sguardo che – sebbene curioso – è orientato più verso la storia. Se invece si è attratti più dalla leggenda e dalla fascinazione del mistero, c’è solo l’imbarazzo della scelta: i miei primi titoli sono “Leggende veneziane e storie di fantasmi”, “Veneziaenigma” e “Misteri della laguna e racconti di streghe”, poi “riammodernati” in edizioni successive come “Misteri di Venezia” e “I Segreti del Canal Grande”. Ma ho anche scritto libri come “Shakespeare in Venice”, in collaborazione con Shaul Bassi.
– I suoi libri, si possono considerare come uno scrigno magico dal quale escono testimonianze delle credenze veneziane d’un tempo, modi di vivere di allora, trova che siano un lavoro che ti fa innamorare di Venezia più di quanto la amiamo?Non saprei dire se siano o meno un veicolo di martore amore per la città, mi piacerebbe pensarlo. Di sicuro sono uno strumento di conoscenza che arriva all’anima della città, ne racconta il suo spirito popolare antico, vanno oltre gli aspetti sontuosamente e meravigliosamente storici e si addentrano in una storia parallela.
-Il futuro dove pensa che la porterà (e di conseguenza porterà tutti noi)? Il romanzo potrebbe essere un nuovo sbocco per la mia attività. Prima però (spero nell’autunno del 2021) un libro dedicato ai graffiti veneziani, che è l’esito di oltre tre anni di ricerca e sopralluogo condotti assieme all’epigrafista Desi Marangon: oltre tremila segni – navi, volti, iscrizioni, cronache – sostanzialmente inediti che abbiamo scoperto, studiato, mappato, e che saranno raccolti in un volume.
-Una breve leggenda da narrare in poche righe?
Amo molto le storie che recano ancora segni sulle pietre veneziane, e che in qualche caso hanno dato il nome a intere contrade, come la zona detta “dell’Angelo”, a pochi passi da Piazza San Marco, per la presenza di un bassorilievo che ne raffigura uno, e che da quattrocento anni impedisce che il diavolo possa tornare in quella casa. Perché, in quella casa, il demonio ci abitò… oppure poco lontano dai Frari, dove vi sono la Fondamenta e il Ponte di Donna Onesta, rappresentata da un volto di donna incastonato su un muro. Un nome particolare, che deriverebbe da un fatto leggendario avvenuto lì, che parla di morte e di onore perduto.
Ebbene anche queste velocissime leggende sono da scoprire e vi invito a farlo quando andrete di nuovo a Venezia. Un doveroso GRAZIE Alberto.