Caporalato nei centri commerciali: turni estenuanti e stipendi da fame, 9 persone a processo

Caporalato nei centri commerciali: turni estenuanti e stipendi da fame, 9 persone a processo

Il fenomeno del caporalato, tradizionalmente legato ai settori agricolo ed edile, ha iniziato a manifestarsi in modo preoccupante anche nel settore della grande distribuzione e della logistica, in particolare in Piemonte. Un caso emblematico coinvolge la Elpe, un’importante azienda di lavoro interinale, accusata di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Nove persone, inclusi i vertici dell’azienda e rappresentanti di cooperative collegate, sono attualmente sotto processo, un evento che potrebbe rivelare una realtà inquietante nel mondo del lavoro.

Accuse e condizioni di lavoro inaccettabili

Le accuse della Procura di Torino, guidata dal procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, riguardano pratiche lavorative gravemente lesive dei diritti dei lavoratori. In particolare, è stato accertato che 36 scaffalisti ricevevano stipendi inferiori a quelli previsti dai contratti nazionali, senza compensi per straordinari e senza riconoscimento delle ferie. A queste problematiche si aggiungono gravi carenze nelle misure di sicurezza sul lavoro, con insufficienze nei corsi di formazione per attrezzature come i carrelli elevatori.

Le radici di un problema sistemico

La questione ha radici in un tragico evento del giugno 2015, quando un incidente stradale in provincia di Asti costò la vita a una donna. Il conducente, un lavoratore della Elpe, aveva dichiarato di aver guidato dopo un turno di lavoro di ben 19 ore. Questo dato ha sollevato allarmi e ha portato a un’inchiesta approfondita da parte dell’ispettorato del lavoro, rivelando un contesto di sfruttamento sistematico, con lavoratori costretti a turni massacranti e privi di diritti basilari.

La risposta delle aziende e le conseguenze legali

Tra gli imputati ci sono il fondatore ed ex presidente della Elpe, la moglie e collaboratori, tutti assistiti dall’avvocato Luigi Giuliano. Il processo, che avrà inizio il 12 maggio 2022, rappresenta un momento cruciale per affrontare queste gravi accuse. In risposta a tali accuse, le aziende coinvolte hanno cercato di mettersi in regola, ma la messa in regola non può cancellare il danno subito dai lavoratori. Sei di loro hanno già deciso di costituirsi parte civile nel processo, e altri quattro hanno manifestato l’intenzione di farlo.

È fondamentale sottolineare che il caso ha messo in evidenza un problema più ampio: il ruolo delle grandi catene di distribuzione e dei centri commerciali nella responsabilità sociale d’impresa. Sebbene le indagini non abbiano coinvolto direttamente i responsabili di ipermercati o centri commerciali, l’INPS ha avviato verifiche riguardo al rispetto delle normative sul lavoro.

L’emergere di tali pratiche nel settore della grande distribuzione e della logistica evidenzia l’urgenza di un intervento normativo più rigoroso e di un rafforzamento dei controlli da parte delle autorità competenti. La consapevolezza del pubblico e la pressione dell’opinione pubblica possono giocare un ruolo cruciale nel combattere il caporalato e nel garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori. La lotta contro lo sfruttamento del lavoro deve diventare una priorità condivisa, per tutelare non solo chi lavora, ma anche per preservare la dignità e i diritti fondamentali di tutti i cittadini.

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