Dieci anni dopo l’omicidio di Costanza e Ragone: la difesa di Ruotolo chiede giustizia

Il 17 marzo 2015, la città di Pordenone è stata colpita da un tragico omicidio che ha scosso profondamente la comunità. Teresa Costanza, 29 anni, e Trifone Ragone, 30 anni, sono stati uccisi a colpi di pistola, un evento che ha lasciato un’impronta indelebile nelle vite di amici e familiari. A dieci anni di distanza, il dolore per la perdita di questi due giovani promettenti continua a manifestarsi nel luogo del delitto, dove fiori e peluche adornano il memoriale, simboleggiando la sofferenza e la memoria di due vite spezzate.

L’omicidio e le indagini

L’omicidio avvenne alle 19:47 di quella sera e rivelò un movente inquietante. Secondo le indagini, l’assassino sarebbe stato Giosuè Ruotolo, un amico della coppia, che nutriva un’invidia profonda nei confronti di Trifone, diventato caporalmaggiore dell’esercito. Ruotolo, all’epoca ventenne, partecipò persino al picchetto d’onore che portò a spalla la bara di Trifone, rendendo la tragedia ancora più straziante.

La sentenza di condanna a vita per Ruotolo, attualmente in carcere, è stata emessa dopo un lungo iter giudiziario che ha coinvolto tre gradi di giudizio. La condanna si è basata su prove schiaccianti raccolte dal nucleo investigativo provinciale di Pordenone, guidato dal colonnello Pier Luigi Grosseto. Le indagini, che hanno visto coinvolti circa cinquanta carabinieri, si sono protratte per sei mesi e hanno esplorato diverse piste, incluso il possibile coinvolgimento di ambienti mafiosi.

Prove e testimonianze

Le indagini hanno preso una piega chiara quando gli investigatori hanno scoperto che Ruotolo si trovava nei pressi della palestra frequentata da Trifone e Teresa al momento dell’omicidio. La sua auto fu ripresa da una telecamera di sorveglianza, immortalando il suo passaggio a pochi secondi dall’arrivo di Maurizio Marcuzzo, un testimone chiave. L’arma del delitto, una pistola calibro 9, fu rinvenuta nel laghetto del parco San Valentino grazie a un’intuizione di un carabiniere.

Tuttavia, nonostante la condanna e le prove raccolte, la difesa di Ruotolo continua a sostenere che ci siano elementi sufficienti per riaprire il caso. L’avvocato Danilo Iacobacci ha espresso fiducia nel fatto che nuove prove possano emergere, giustificando una revisione della sentenza. Questa richiesta di riapertura del caso si inserisce in un contesto giuridico complesso, in cui i ricorsi presentati alla Corte europea dei diritti dell’uomo e alla Cassazione sono stati respinti.

La memoria e la ricerca di giustizia

Un aspetto controverso del caso è rappresentato dalla testimonianza di Lorenzo Kari, che ha dichiarato di aver ricevuto un’offerta di 100mila euro per assassinare i due fidanzati. Sebbene questa testimonianza sia stata presentata dalla difesa di Ruotolo, è stata considerata poco attendibile e ha portato Kari a essere indagato per calunnia. La questione della credibilità delle testimonianze continua a essere centrale nel dibattito sulla possibilità di riapertura del caso.

La comunità di Pordenone continua a ricordare Teresa e Trifone con eventi commemorativi e manifestazioni di solidarietà. Anche a distanza di dieci anni, il loro ricordo è vivo nei cuori di chi li conosceva e amava. Le famiglie delle vittime chiedono giustizia e verità, desiderando che ogni aspetto della vicenda venga esaminato con attenzione.

Mentre la difesa di Ruotolo cerca di riaprire il caso, la questione fondamentale rimane: chi è realmente responsabile di questo tragico omicidio? Le indagini e le prove raccolte sembrano delineare un quadro chiaro, ma il richiamo alla revisione del processo solleva interrogativi su possibili errori giudiziari.

Nel contesto in cui le ferite non si rimarginano facilmente, il caso di Teresa Costanza e Trifone Ragone rimane un simbolo della complessità del sistema giudiziario e della ricerca incessante di giustizia. Mentre la città si prepara a commemorare il decennale dell’omicidio, le famiglie e gli amici aspettano con ansia nuove risposte e la possibilità che la verità possa finalmente emergere in tutta la sua chiarezza.

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Federico Luporini