Evershed – Astrodynamic Ep: recensione

Buon rock adrenalinico che strizza l’occhio agli U.S.A. e ballate d’atmosfera per l’ultimo EP della band made in Riviera della Brenta.

Uscito lo scorso 24 aprile con la produzione di Davide Pezzin (bassista, arrangiatore e produttore che annovera fra le sue numerose collaborazioni artisti del calibro di Elisa, Cristiano De Andrè e Ligabue), Astrodynamic è il secondo lavoro in studio degli Evershed, che ne avevano parlato per Me Magazine a gennaio.
Anticipato dal singolo Magnetar e dal relativo video con l’enigmatico cubo catalizzatore protagonista, è un EP dal forte carattere rock, ancora più marcato del precedente Heliosphere: qui i brani sconfinano nel grunge, nell’hard rock e quasi nell’heavy metal, lasciando spazio anche a un paio di ballate ben orchestrate.

Da Magnetar, un rock vigoroso e potente, con la voce di Mattia Menegazzo a scolpire il refrain orecchiabile al punto giusto, passando per il tessuto ritmico pesante di Black Blood e Skyline fino all’hard rock di You Vs Me dagli assoli di chitarra arrabbiati a fondersi con voce e batteria, i brani più carichi di  Astrodynamic  risultano nel complesso coesi anche nel non abbandonare la propria linea melodica, percepibile in ognuno di essi.

Due le ballate: Smokin’ Lady, dalla ritmica molto accattivante sin dall’intro, il basso quasi blues di Davide Pezzin (guest star in questo brano), il groove tendente al funky e la sfumatura sexy della voce di Mattia, un brano con tutte le carte in regola per divenire una hit radiofonica e di easy listening; Made of 1000 Suns, dove risuonano echi di country-rock e un incedere malinconico reso bene anche nel cantato.

Evershed: Nicolas Puschiavo (batteria), Nicola Falsone (basso), Zeno Gastaldi (chitarra e cori), Mattia Menegazzo (voce e chitarra)

 

E i testi? Spesso se ne parla troppo poco, eppure dove ci sono – e in questo caso non ci sono pezzi strumentali – costituiscono l’altra metà di una canzone, quella che va a sposare le note. I testi, composti interamente da Mattia Menegazzo in lingua inglese, evocano immagini simboliche, a volte surreali per gli accostamenti e le metafore usate: il fuoco, le fiamme, il buio, lo spazio sono elementi ricorrenti e allusivi, più che descrittivi, a stati d’animo, sentimenti, conflittualità, lotta per l’autoaffermazione. Quasi li si vedrebbe bene anche calati in un altro genere musicale, di stampo intimista o sperimentale.

Menzione speciale, infine, per il prezioso lavoro grafico curato da Federico Baratto, che ha dato forma visiva nel libretto del cd ad una serie di raffigurazioni emblematiche ispirate in parte agli universi siderali cari alla band e al suo frontman, in parte agli archetipi tribali degli Indiani d’America.

Orecchie bene aperte quindi, su questa rock band rivierasca, che meriterebbe davvero uno stage diving nella notorietà, italiana e internazionale.

Vi è venuta voglia di ascoltare Astrodynamic? Cercate Evershed su Spotify, scaricate l’EP dalle principali piattaforme per il download digitale (ITunes, Amazon, Google Play) oppure acquistate l’EP in formato reale e tangibile durante uno dei loro prossimi concerti.

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Argya Lydon
Introspettiva, riflessiva, amante della creatività, nasco sotto il segno della Bilancia nell'anno di Disco Inferno. Ascolto musica al di qua della techno trance e dell'heavy metal, per i quali ammetto di averci provato, senza riuscirci. Chiedo sempre a tanta musica e a tanti libri di aspettarmi, per dare una ragione alla vita che rimane. Secondo me è il concetto di aver cura del proprio tempo in questa dimensione. So di non sapere, ma faccio il possibile per colmare le lacune. Collaboro con coloro che nutrono, coltivano e curano un po' di pragmatica follia. In continua evoluzione..
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