La tragica storia di Donato Monopoli, un giovane di Cerignola, continua a suscitare indignazione e discussione. Recentemente, la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza del processo di appello riguardante l’omicidio del 26enne, ucciso dopo un brutale pestaggio avvenuto in una discoteca di Foggia nell’ottobre del 2018. Questa decisione ha riacceso le speranze e le sofferenze della famiglia Monopoli, che da anni cerca giustizia per la perdita del loro amato figlio.
Donato è deceduto dopo aver trascorso sette lunghi mesi in un letto d’ospedale, vittima delle conseguenze di un’aggressione che ha colpito non solo la sua famiglia, ma l’intera comunità di Cerignola e oltre. Gli imputati, Francesco Stallone e Michele Verderosa, entrambi 28enni al momento del fatto, erano stati condannati in secondo grado a 10 e 7 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Tuttavia, la recente decisione della Corte di Cassazione ha portato a un nuovo processo d’appello, le cui motivazioni saranno rese note entro 45 giorni.
la reazione della famiglia
Nel maggio 2024, la Corte d’Assise di Appello di Bari aveva già modificato la precedente sentenza, riducendo la condanna per omicidio volontario a omicidio preterintenzionale. Questa riduzione ha suscitato forti reazioni da parte della famiglia Monopoli, che ha percepito la diminuzione della pena come un affronto alla memoria di Donato e alla gravità del reato subito.
Giuseppe Monopoli, il padre di Donato, ha espresso il suo profondo dolore e frustrazione in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno. “Non ci aspettavamo una decisione simile”, ha dichiarato. “Naturalmente attenderemo le motivazioni della Corte di Cassazione per capire il perché di questa decisione. Ma vi assicuro che è stato un duro colpo, l’ennesimo, per tutta la nostra famiglia”. Le parole del signor Monopoli risuonano come un grido di aiuto e di giustizia, evidenziando quanto sia difficile affrontare una situazione del genere.
la lotta per giustizia
La lotta per la giustizia di Donato non è solo una questione legale, ma un percorso emotivo e psicologico per la famiglia. “È come se ci avessero ucciso Donato una seconda volta”, ha aggiunto Giuseppe. “Non abbiamo più parole e soprattutto siamo stanchi di combattere per una cosa che dovrebbe essere normale avere. Ma dobbiamo continuare. Lo dobbiamo a Donato. Dobbiamo continuare a combattere per avere giustizia”. Queste parole evidenziano il senso di impotenza e frustrazione che spesso accompagna le famiglie delle vittime di violenza, costrette a confrontarsi con un sistema giudiziario che può apparire lento e inadeguato.
la violenza giovanile nei locali notturni
Il pestaggio di Donato è emblematico di un problema più ampio che affligge molte città italiane: la violenza giovanile nei locali notturni. Le discoteche, che dovrebbero essere luoghi di svago e socializzazione, si sono trasformate in scenari di violenza e aggressività, spesso alimentati da alcol e droghe. Questo fenomeno richiede un’attenzione urgente da parte delle autorità locali e nazionali.
Inoltre, la questione della sicurezza nei luoghi pubblici è diventata un tema centrale nel dibattito pubblico. Molti genitori, come Giuseppe Monopoli, si sentono sempre più ansiosi all’idea di permettere ai propri figli di uscire la sera, temendo che possano incorrere in situazioni pericolose. La società è chiamata a riflettere su come prevenire tali atti di violenza e su come garantire un ambiente sicuro per i giovani.
La battaglia di Giuseppe Monopoli per ottenere giustizia per suo figlio rappresenta anche una lotta più ampia contro l’indifferenza e la banalizzazione della violenza. “Noi siamo morti nel giorno in cui il cuore di Donato ha smesso di battere e, ora, moriamo anche noi di nuovo”, ha affermato il padre con grande dolore. “Io vorrei credere nella giustizia. Lo devo a Donato, ma vi confesso che è davvero difficile. – ha concluso il padre della vittima – Molto difficile”.
La vicenda di Donato Monopoli continua a essere un monito per tutti noi: la vita di ogni giovane è preziosa e merita di essere difesa. La sua storia è una chiamata all’azione per tutti coloro che credono nel valore della giustizia e della sicurezza. La famiglia Monopoli, pur nel dolore, non si arrende e continua a lottare per la memoria di Donato, sperando che la verità e la giustizia possano finalmente trionfare.