Giustizia per Nada Cella: dopo 29 anni inizia il processo per scoprire la verità

Giustizia per Nada Cella: dopo 29 anni inizia il processo per scoprire la verità

Il 6 febbraio 2024 segna una data cruciale nella lunga e tormentata storia dell’omicidio di Nada Cella. Dopo 29 anni di attesa e di lotte per la verità, il processo per il delitto avvenuto il 6 maggio 1996 presso lo studio di un commercialista a Chiavari è finalmente iniziato. La giovane Nada, di soli 25 anni, lavorava come segretaria nello studio dove fu tragicamente trovata morta. La sua scomparsa ha segnato profondamente non solo la comunità di Chiavari, ma anche l’intero paese, alimentando misteri e speculazioni per quasi tre decenni.

Gli imputati e le accuse

Gli imputati nel processo sono Annalucia Cecere, oggi 56enne ed ex insegnante, accusata di omicidio volontario aggravato, e Marco Soracco, l’allora datore di lavoro di Nada, insieme alla madre di Soracco, Marisa Bacchioni, entrambi accusati di avere fornito false dichiarazioni agli inquirenti nel corso delle indagini. Le accuse nei confronti di Cecere si fondano su un movente di gelosia e rabbia: l’imputata, infatuata di Soracco, considerava Nada una rivale e un ostacolo alla sua felicità.

Riapertura delle indagini

Le indagini sul caso, inizialmente bloccate, hanno avuto una nuova vita nel 2021 grazie all’analisi approfondita delle carte da parte della criminologa Antonella Delfino Pesce e dell’avvocata Sabrina Franzone. Il loro lavoro ha riacceso l’attenzione su un caso che sembrava dimenticato, portando alla riapertura delle indagini e, infine, all’avvio del processo.

Tuttavia, il processo non è esente da controversie legali. Infatti, l’avvocato Andrea Vernazza, che rappresenta Soracco, ha presentato una istanza di legittimità costituzionale che pende sull’intero caso. Questa questione legale è stata formalmente discussa in apertura del processo davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Massimo Cusatti. “Oggi inizieremo e si capiranno tante cose”, ha dichiarato Sabrina Franzone, legale della famiglia Cella. “Dobbiamo vedere come la Corte d’Assise giudicherà l’eccezione di incostituzionalità proposta dal legale, nella quale io non credo”.

Il peso della giustizia

Un punto fondamentale di questa controversia è rappresentato dalla decisione della giudice Angela Nutini, che nel marzo 2024 aveva prosciolto i tre imputati, sostenendo che le prove presentate dall’accusa fossero solo sospetti insufficienti per giustificare una condanna. Tuttavia, in appello, il collegio presieduto dal giudice Vincenzo Papillo ha deciso per il rinvio a giudizio, portando il caso di nuovo sotto i riflettori.

L’avvocato Vernazza ha sostenuto che il rinvio a giudizio avrebbe dovuto essere motivato poiché annullava una precedente sentenza di proscioglimento. Questo è un aspetto cruciale della questione di incostituzionalità che la Corte d’Assise dovrà affrontare. Se la Corte decidesse di rinviare la questione alla Corte Costituzionale, il processo potrebbe subire un’ulteriore sospensione. In caso contrario, la seconda udienza potrebbe tenersi già nei prossimi giorni.

La famiglia di Nada Cella ha atteso a lungo questo momento, e il dolore e la frustrazione accumulati in quasi tre decenni sono palpabili. La madre di Nada, Silvana, non ha potuto essere presente all’apertura del processo. Come ha rivelato la legale della famiglia, “Silvana non sta benissimo, sono 29 anni che aspetta, ma purtroppo non sta bene e oggi non ci sarà. È una donna di una certa età ed è un momento davvero delicato. L’ultima volta che l’ho sentita, era molto giù”. Questo testimonia il peso emotivo e psicologico che la famiglia ha dovuto sopportare nel corso degli anni.

Anche la criminologa Delfino Pesce ha espresso il suo rammarico per l’assenza di Silvana, sottolineando quanto sia stato difficile per la madre di Nada sostenere questa battaglia per la giustizia. “Possiamo solo andare avanti e mettercela tutta per arrivare alla verità”, ha dichiarato, evidenziando l’impegno della sua squadra nel cercare di ottenere giustizia per Nada Cella.

In conclusione, è fondamentale sottolineare l’importanza della giustizia e della verità in un caso che ha segnato profondamente non solo la vita della famiglia di Nada, ma anche la comunità di Chiavari. La speranza è che, dopo anni di attesa e incertezze, si possa finalmente fare luce su quanto accaduto e rendere giustizia a una giovane vita spezzata troppo presto. La comunità attende con ansia i prossimi sviluppi, sperando che finalmente sia possibile chiudere un capitolo doloroso e trovare un po’ di pace per tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia.

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