Il drammatico racconto dello zio di Saman: Ho visto il corpo tra le serre, è stato un colpo devastante
Il processo d’appello per l’omicidio di Saman Abbas continua a rivelare dettagli inquietanti e strazianti sulla tragica vicenda che ha scosso l’Italia e il mondo intero. Durante l’udienza odierna, lo zio di Saman, Danish Hasnain, ha fornito un resoconto commovente e angosciante degli eventi che hanno portato alla morte della diciottenne, avvenuta il 30 aprile 2021 a Novellara, in provincia di Reggio Emilia. Hasnain, già condannato in primo grado a 14 anni di reclusione, ha raccontato la sua versione dei fatti, amplificando il dramma di una famiglia già segnata da una tragedia incommensurabile.
La serata del 30 aprile, secondo le dichiarazioni di Danish, iniziò con un risveglio brusco. Era stato svegliato dai cugini di Saman, Nomanhulaq e Ikram Ijiaz, che lo informavano di un “casino” avvenuto. Nonostante la confusione e il panico, lo zio ha deciso di seguire i due cugini verso la casa degli Abbas. Una volta giunti tra le serre, la terribile scoperta: il corpo di Saman giaceva inerte. Hasnain ha descritto il momento in cui ha visto il cadavere: “Iniziai a piangere e dissi: cosa ha combinato mio fratello”. Queste parole, cariche di angoscia e impotenza, rappresentano non solo la reazione personale di uno zio sconvolto, ma anche il riflesso di una dinamica familiare complessa e segnata da segreti inconfessabili.
La testimonianza di Danish prosegue con un racconto di confusione e paura. Dopo aver visto il corpo di Saman, ha tentato di prenderlo tra le braccia per portarlo a casa, ma i suoi cugini lo hanno fermato. In un attimo di disperazione, è svenuto. Al suo risveglio, i cugini hanno cercato di rianimarlo spruzzandogli dell’acqua e, nel mentre, lo hanno esortato a prendersi la responsabilità dell’accaduto, escludendo la madre di Saman, Nazia Shaheen, dalla questione. “Dobbiamo risolvere la vicenda tra uomini”, gli avrebbero detto, sottolineando un codice di comportamento che sembra riflettere una mentalità patriarcale e un desiderio di proteggere le donne della famiglia a tutti i costi.
Il racconto di Danish diventa ancora più inquietante quando afferma che i cugini hanno iniziato a scavare la fossa per seppellire Saman, mentre lui era presente, aiutandoli a “pulire la terra”. Questi dettagli mettono in luce non solo un gesto di crudeltà, ma anche una circolarità di complicità all’interno della famiglia, che sembra non voler affrontare la verità. È significativo notare che, mesi dopo la morte di Saman, fu proprio lo zio a indicare agli inquirenti il luogo dove il corpo era stato sepolto, un atto che potrebbe essere interpretato come un tentativo di cercare redenzione o, al contrario, come un gesto di opportunismo.
La testimonianza di Danish si inserisce in un contesto più ampio di accuse e responsabilità. Il fratello minore di Saman, anch’esso presente in aula, ha confermato le parole dello zio, indicando i cugini come i responsabili dello scavo della fossa e identificando Danish come l’uomo che prese per il collo la sorella. La Procura di Reggio Emilia ha definito Danish l’esecutore materiale del delitto, sottolineando così la gravità della situazione e la necessità di fare luce su un caso che ha suscitato indignazione e dolore in tutta la società.
La storia di Saman Abbas non è solo la cronaca di un omicidio, ma rappresenta anche un dramma sociale e culturale che pone interrogativi profondi sulla condizione delle donne, sul patriarcato e sulla violenza di genere. La giovane Saman, di origine pakistana, si era opposta a un matrimonio combinato, cercando di affermare la propria libertà e il diritto di decidere del proprio futuro. La sua lotta, purtroppo, è culminata in una tragedia che ha lasciato cicatrici indelebili nella comunità e ha messo in luce la necessità di una maggiore consapevolezza e di un impegno collettivo per combattere la violenza contro le donne.
Mentre il processo continua, le testimonianze come quella di Danish Hasnain offrono uno spaccato dell’orrore e della complessità umana che si celano dietro a questo delitto. La ricerca della verità e della giustizia per Saman è un compito che coinvolge non solo le istituzioni, ma anche la società intera, chiamata a riflettere e a intervenire per prevenire simili tragedie in futuro.