La Resilienza Nella Vita? Eccone un Esempio!

Resilienza è un termine usato in ingegneria per indicare la capacità di alcuni materiali di conservare la propria struttura, dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione. Questa parola descrive molto bene anche la persona a cui ho carpito l’intervista di questo mese. La conosco da circa cinque anni e la sua caratteristica, secondo me, è sempre stata la caparbietà.
Dopo l’ultima prova che ha superato ho capito che non è la caparbietà, bensì la resilienza la dote innata in lei, il saper restare ben ancorata alla sua forma originale nonostante le difficoltà. Sto parlando di Eleonora Zoccoletti, la nostra capo redattrice. L’ho incontrata dopo due giorni dalla maratona di New York.
L’energia che sprigionava era immensa, nonostante il suo corpo esile fosse molto provato. Non ho avuto bisogno di fare tante domande, è stata un fiume in piena. Ha iniziato dicendomi che in un anno di allenamento si era infortunata ben quattro volte, l’ultima volta un mese prima della maratona: “come se l’universo mi dicesse di non farla” mi disse. Mollare non era tra le sue opzioni e l’ho capito dalla luce dei suoi occhi. Ha continuato ad allenarsi. Mi racconta tutto molto in fretta, fino ad arrivare ad una settimana prima della grande prova e mi dice: “mi sentivo in formissima!”. Arriva al giorno della corsa: sveglia alle ore 4.00 per essere alla partenza alle ore 11:00. Solo il tragitto dall’albergo per arrivare al “VIA” sarebbe stato una maratona per me, per lei era solo l’inizio e lo racconta come se fosse stata una passeggiata. E qui si comincia, ore 11:15… START!
Inizia a parlarmi della folla, delle urla, delle bande, della musica, di come incitava un’altra partecipante alla corsa, come se lei fosse una spettatrice, con una sicurezza e una tranquillità che mi stupiva davvero.
Mi dice che la maratona di New York è la più difficile al mondo, non solo per i quarantadue chilometri da percorrere, ma perché sono tutti in salita e in discesa, in più al venticinquesimo chilometro c’è “il mostro”: un ponte lungo un chilometro e mezzo coperto, in cui si arriva già stanchi, fa tanto freddo e in più non c’è il supporto della gente. Io continuo ad ascoltare quasi imbambolata per la naturalezza con cui mi racconta tutto questo, le sue parole sono un inseguimento per me per riuscire ad ascoltarle tutte.
Continua a parlarmi degli imprevisti che le sono accaduti con una precisione da cronista sportivo… Tutto ad un tratto il fiume di parole comincia a rallentare, siamo arrivate a dodici chilometri dalla fine: “il momento più difficile, non vedevo più niente, nausea, era tutto buio, i partecipanti continuavano a cadere intorno a me per la stanchezza, mi sono chiusa in me stessa ed ho iniziato a respirare”.
Questa è la resilienza per l’essere umano: riappropriarsi della propria forma, di resistere allo schiacciamento della fatica e alla deformazione del corpo stanco, la sicurezza di arrivare alla fine comunque. Non è forza di volontà, è la naturale capacità di sapersi isolare dal mondo esterno per ritrovare l’energia, la flessibilità di capire il problema, trovare la soluzione e continuare per arrivare alla meta. Grazie Eleonora per questa grande lezione di vita.
Autore : Donatella Secco