La testimonianza shock della mamma di Saman Abbas: Una variabile impazzita nel processo
Questa mattina, nella Corte d’Appello di Bologna, si è svolto un momento significativo e carico di emozioni. Per la prima volta, Nazia Shaheen, la madre di Saman Abbas, ha assistito al processo di secondo grado relativo all’omicidio della figlia, avvenuto il primo maggio 2021 a Novellara, in provincia di Reggio Emilia. L’udienza è stata caratterizzata da un’atmosfera tesa e da un profondo senso di attesa, non solo per la presenza della madre, ma anche per le implicazioni legali ed emotive che il suo intervento potrebbe avere sul procedimento giuridico.
Nazia Shaheen si è presentata con la schiena curva, il volto coperto da un velo e una mascherina che le copriva gran parte del viso, lo sguardo fisso a terra. Questa immagine rappresenta non solo il suo stato d’animo, ma anche il peso del dolore e della vergogna che la circonda. La donna è stata condannata all’ergastolo insieme al marito, Shabbar Abbas, per l’omicidio della giovane Saman, il cui corpo non è mai stato ritrovato. La condanna è arrivata dopo un lungo e complesso iter giudiziario, che ha messo in luce una serie di dinamiche familiari e culturali intricate.
Saman Abbas, una ragazza di appena diciotto anni, venne uccisa presumibilmente dai suoi familiari a causa del suo desiderio di emancipazione e di libertà. Questo destino tragico ha sollevato un ampio dibattito sui diritti delle donne e sulle pratiche di violenza domestica, in particolare all’interno di alcune comunità immigrate. La sua storia ha toccato il cuore di molti in Italia e ha portato alla luce questioni critiche riguardo alla cultura del silenzio che spesso circonda i crimini d’onore.
Durante l’udienza, Nazia Shaheen potrebbe avere l’opportunità di fornire preziose informazioni che potrebbero aiutare a ricostruire i dettagli di quel terribile delitto. Tuttavia, fino ad ora, la donna ha scelto di mantenere il silenzio, nonostante le evidenze schiaccianti che la collegano alla scena del crimine, come testimoniato dalle registrazioni delle telecamere di videosorveglianza dell’azienda agricola di via Colombo, dove Saman è stata vista per l’ultima volta.
Dopo la condanna in primo grado, Nazia Shaheen era fuggita in Pakistan, dove ha vissuto per oltre un anno da latitante, prima di essere estradata in Italia nel mese di agosto. Questo lungo periodo di assenza ha sollevato interrogativi su quanto realmente sappia della dinamica dell’omicidio e su quale sia il suo stato d’animo attuale. La sua testimonianza, se deciderà di rilasciarla, potrebbe rivelarsi cruciale per il prosieguo del processo e per il destino degli altri imputati.
In aula erano presenti anche gli altri imputati:
La presenza di tutti gli attori coinvolti rende il processo particolarmente complesso, poiché si intrecciano diverse versioni e testimonianze. La procura ha presentato un ricorso per chiedere la condanna di tutti gli imputati per omicidio in concorso, invocando il riconoscimento di aggravanti come la premeditazione e motivi abietti.
Il legale di Danish Hasnain, avvocato Liborio Cataliotti, ha sottolineato l’ambivalenza della posizione del suo assistito, che ha proposto appello chiedendo l’assoluzione, mentre contemporaneamente si trova a dover affrontare l’appello della procura. Cataliotti ha definito Nazia Shaheen come “la variabile impazzita” del processo, evidenziando come la sua presenza in aula possa cambiare le dinamiche del dibattimento. La sua testimonianza potrebbe infatti rivelarsi un elemento dirompente, soprattutto considerando che non ha partecipato al dibattimento di primo grado.
Questo processo, che ha già suscitato un notevole interesse mediatico e sociale, continua a mettere in luce le complessità legate ai crimini d’onore e alle violenze di genere. La storia di Saman Abbas è un triste promemoria delle lotte quotidiane che molte donne affrontano, non solo in Italia ma in tutto il mondo, per affermare il proprio diritto alla vita e alla libertà. La presenza di Nazia Shaheen in aula rappresenta una nuova fase in questo dramma legale e umano, che continuerà a tenerci con il fiato sospeso nei prossimi mesi.