Luce e gas, leggi bene il contratto: adesso paghi 190 euro in più

un nuovo contratto a prezzo variabile stia affrontando un incremento del 12,5%

Il recente aumento dei costi delle bollette di luce e gas ha destato non poche preoccupazioni tra i consumatori italiani.

Un report dell’Associazione Italiana degli Utility Manager (Assium) ha evidenziato come chi attiva un nuovo contratto a prezzo variabile stia affrontando un incremento del 12,5% per il gas e dell’8,4% per la luce rispetto a sei mesi fa. Questo si traduce in un esborso aggiuntivo di circa 190 euro annui, un impatto significativo sui bilanci familiari.

L’impatto dei contratti a prezzo variabile

L’aumento dei costi è particolarmente evidente nei contratti a prezzo variabile. In città come Palermo, ad esempio, l’incremento per il gas si attesta all’11,3%, mentre a Trento arriva fino al 13,5%. Di conseguenza, una famiglia media che sceglie un contratto a prezzo variabile potrebbe vedere la propria bolletta salire a 1.697 euro all’anno, rispetto ai 1.508 euro di sei mesi fa. Anche i contratti a prezzo fisso non sono esenti da rincari, con aumenti medi del 6,17%, che comportano circa 100 euro in più all’anno. In città come Milano, Trento e Trieste, la bolletta per un contratto a prezzo fisso può arrivare a 1.618 euro annui, mentre a Roma può toccare i 1.825 euro.

Le ragioni di questi aumenti sono molteplici. L’inverno, con la sua maggiore domanda di energia, gioca un ruolo significativo, così come l’aumento dei costi sui mercati internazionali. Questi fattori rendono più care le offerte commerciali per chi entra ora nel mercato libero. Inoltre, le dinamiche globali, come le tensioni geopolitiche e le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime, contribuiscono a creare un contesto di incertezza e volatilità nei mercati energetici.

L'aumento dei costi è particolarmente evidente nei contratti a prezzo variabile.
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Sul fronte dell’elettricità, la situazione è leggermente meno drammatica rispetto al gas, ma comunque preoccupante. I dati di Assium indicano un rincaro dell’8,43% per i contratti a prezzo fisso e del 7,5% per quelli a prezzo variabile. Questo significa che una famiglia con un consumo medio di 2.700 kWh e una potenza di 3 kW potrebbe pagare circa 57 euro in più all’anno per un contratto a prezzo fisso e 51 euro per uno variabile. Anche in questo caso, chi opta per il mercato libero si trova ad affrontare costi maggiori rispetto al mercato tutelato, riservato a categorie vulnerabili, dove le spese possono essere fino a 100 euro inferiori.

Federico Bevilacqua, presidente di Assium, ha sottolineato come le condizioni economiche per chi passa al mercato libero o cambia fornitore siano diventate meno vantaggiose. Di fronte a questa situazione, molti consumatori si chiedono se valga ancora la pena passare al mercato libero. In passato, tale scelta poteva offrire vantaggi in termini di prezzi più competitivi e maggiore flessibilità, ma oggi richiede un’attenta valutazione delle offerte disponibili e delle proprie esigenze energetiche.

Consigli per i consumatori

In questo contesto, diventa fondamentale leggere attentamente i contratti e comprendere le implicazioni di ciascuna offerta. È consigliabile confrontare le diverse opzioni e considerare non solo il prezzo iniziale, ma anche le clausole relative agli adeguamenti tariffari e alle condizioni di rinnovo. Inoltre, è importante tenere conto delle proprie abitudini di consumo e valutare se un contratto a prezzo fisso possa offrire maggiore stabilità rispetto a uno variabile, che potrebbe risentire delle fluttuazioni del mercato.

Infine, le istituzioni e le associazioni dei consumatori giocano un ruolo cruciale nel fornire informazioni chiare e trasparenti ai cittadini. In un periodo di cambiamenti così rapidi e significativi, è essenziale che i consumatori siano adeguatamente informati e supportati nelle loro decisioni, per evitare sorprese in bolletta e gestire al meglio i propri consumi energetici.

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