Montagna più alta della terra, si trova proprio qui e ti lascerà senza parole: il motivo è solo questo, dettagli e curiosità
Il Pakistan, una terra ricca di contrasti e bellezze naturali, è la casa di Nanga Parbat, la nona montagna più alta della Terra. Un viaggio in questo territorio non è solo un’avventura ma un’esperienza che può essere incredibilmente emozionante e, al contempo, carica di insidie. La narrazione di un viaggio tra le pendici di questa maestosa montagna è la storia di un’attrazione che affonda le radici nella gioventù, maturata nel tempo attraverso notizie e letture che hanno acceso la curiosità.
Tra curiosità e paure: il Pakistan
La curiosità verso il Pakistan è cresciuta nel corso degli anni, complice anche le notizie spesso poco rassicuranti trasmesse in televisione riguardanti città come Peshawar, situata vicino all’Afghanistan. Durante la mia giovinezza, queste notizie hanno lasciato un segno indelebile, e la mia voglia di esplorare è diventata un desiderio radicato di vedere questo paese con i propri occhi. Anche la tragica sorte di alpinisti come Nardi ha alimentato la mia voglia di scoprire l’ignoto, e la lettura di libri a lui dedicati ha solo aumentato questa sensazione. Il trekking, per me, rappresenta un modo di avvicinarsi a luoghi incantevoli immersi nella natura, dove respirare aria pura e ritrovare la pace interiore. Tuttavia, non mancano le preoccupazioni legate alla sicurezza che il Pakistan evoca, amplificate da quanto riportato nei travel advisory che sconsigliano viaggi nelle regioni settentrionali, come il Gilgit-Baltistan.
Preparativi e tensioni prima della partenza
Con l’avvicinarsi della data della partenza, il processo di preparazione ha preso piede. Non è stato facile destreggiarsi tra le informazioni di sicurezza, preparando anche una road map del viaggio che mi avrebbe portato nelle terre del Nanga Parbat. Ogni step, dall’assicurazione alla richiesta di un visto, ha causato una serie di tensioni. Ad esempio, l’assicurazione si è rifiutata di fornire una polizza per questa destinazione, inondandomi di preoccupazioni. Con la partenza che si avvicinava, cresceva la condizione di ansia. Le incertezze non finivano qui: la difficoltà di contattare l’ambasciata italiana e i dubbi sul viaggio in bus da Islamabad a Gilgit pesavano sulla mia mente. Nonostante tutto, ho continuato a prepararmi con determinazione, moltiplicando le fonti di informazione e sperando in un’opportunità di vivere l’esperienza che tanto desideravo.
La mia avventura in Pakistan: Giorni 1-2
L’avventura è cominciata con un volo da Roma a Riyadh, per poi proseguire verso Islamabad. Atterrando, ho trovato un’atmosfera completamente diversa: mi sono reso conto di essere l’unico turista occidentale, mentre la maggior parte dei passeggeri in viaggio erano mediorientali. Appena fuori dall’aeroporto, il caldo è stato intenso e travolgente. Senza pensarci troppo, ho preso un bus per Rawalpindi con la linea Orange. Tuttavia, il primo ostacolo è apparso subito: impossibile cambiare gli euro e il tentativo di ottenere un taxi si è rivelato complicato. Ho provato a cambiare una piccola somma di denaro all’ufficio cambi, ma il tasso era sfavorevole. Dopo vari tentativi, sono riuscito ad avere il mio biglietto per Gilgit, ma la tensione non è diminuita, affiancata da un traffico caotico.
Verso Tato Village: Giorno 3
All’alba del terzo giorno, ho deciso di fermarmi a Raikot Bridge, dove ho completato le mie formalità presso l’ufficio di polizia. La registrazione è stata rapida mentre il prezzo per il trasferimento a Tato Village è stato condiviso con un tourist pakistano. La jeep era un’antica, polverosa fuoristrada, ma l’abilità del conducente faceva ben sperare. Grazie al paesaggio mozzafiato lungo il percorso, anche i tratti più tortuosi sembravano avventurosi. Dopo 90 minuti, ho raggiunto Tato e, da lì, ho iniziato il mio trek verso Fairy Meadows. L’escursione è stata faticosa a causa del caldo opprimente, ma all’arrivo in questa località incantevole sono rimasto deluso dalla scarsa affluenza turistica e dalle condizioni igieniche, tuttavia il viaggio era solo all’inizio.
Nanga Parbat: il sogno del campo base
Arrivare al campo base del Nanga Parbat è stata una delle esperienze più emozionanti del viaggio. L’escursione si è svolta attraverso sentieri rocciosi, con tratti a volte difficili. La fatica è stata ripagata dalla vista mozzafiato della “montagna assassina”. Scattare foto e osservare quel gigante di ghiaccio è stato un momento straordinario. Ho trascorso del tempo a contemplare la bellezza del paesaggio, sapendo che tanti alpinisti avevano perso la vita in quella sfida. La discesa, sebbene faticosa, è stata rapida, ancor più affascinata dal panorama circostante e dal piacere di una sera in compagnia dei locali e di buon cibo tradizionale.
Rientro tra meraviglia e sfide: Giorni 5-10
Negli giorni seguenti, ho continuato a registrare nuove avventure. Visitare luoghi come Rakaposhi BC e Baskochi Meadows mi ha arricchito di sapore locale e panorami straordinari. La comunità ospitali che ho incontrato lungo il percorso ha reso il viaggio unico, con momenti di convivialità passati attorno a tavole imbandite. Mi sono imbarcato in un percorso di scratch economico, dall’autostop a piccole sistemazioni tradizionali dove i costi sono stati sempre contenuti. Ogni tappa mi ha avvicinato a scoprire la bellezza dei ghiacciai, dei laghi e delle maestose vette che raccontano storie antiche. Viaggiare tra queste terre lontane ha considerato l’esperienza di una vita intera.
Ultimi colpi di scena in un viaggio indimenticabile
Le ultime tappe a Shimshal e Peshawar sono state caratterizzate da incontri inaspettati e scenari mozzafiato. La bellezza dei paesaggi è stata incessante e affascinante, tanto che ogni vista sembrava superare la precedente. Tuttavia, le sfide logistiche non sono mancate. Dalla ricerca di trasporti per tornare indietro a trovare rifugi sicuri per la notte, ogni giorno si configurava come un’avventura avvincente.
Esplorare Peshawar è stato d’impatto, portandomi indietro nel tempo con la sua ricca storia. Attraversare il mercato e visitare la moschea Mahabat Khan ha risvegliato ricordi di storie ascoltate da giovane. Nonostante il viaggio fosse in gran parte solitario, ho trovato conforto nella gentilezza delle persone e nella bellezza dell’ambiente circostante.
Il rientro e le considerazioni finali
Il ritorno in Italia dopo 14 giorni intensi, ricchi di esperienze, è stato un misto di emozioni. Anche se la partenza ha riservato qualche sorpresa, come lo sciopero a Islamabad, ho finalmente trovato la strada per tornar in aeroporto e rispedirmi a casa. La mia avventura in Pakistan è stata ben organizzata, ma ugualmente punteggiata da piccole imprecisioni che hanno donato autenticità all’esperienza. In un mondo così ricco di donnine e di bellezza, Nitiruvia: il Pakistan è un viaggio che rimarrà per sempre con me, evocando un’emozione e una nostalgia che solo questo tipo di avventura può suscitare.