Né arrivo, né partenza. Sara Zanferrari si racconta

Dove c’è da leggere e scrivere ci sono. Non nasco in verità come giornalista: lo sono diventata alla tenera età di 50 anni. Prima ho soddisfatto i modelli genitoriali e della società, con un lavoro serio, con un orario normale, e uno stipendio come si deve. Per fortuna la vita a volte ti costringe a metterti alla ricerca di te stesso anche se non vuoi. Mi sono trovata inaspettatamente disoccupata e un amico mi ha lanciato una sfida, che ho raccolto. Molto di quella che sono oggi è dovuto alla Riviera del Brenta, in cui vivo ormai dal 2007, ma in cui mi ero sempre sentita straniera fino a…. al tornado del 2015. La tragica esperienza del tornado mi ha portato ad aiutare le persone, e così a incontrarle, conoscerle e diventare infine parte di questo territorio.

Anche il libro inizia da lì, diciamo, tant’è che la prima poesia, che fa da prologo, è proprio “Tornado”. Un amico poi lancia una sfida dicendomi “continua a scrivere poesie, mettile insieme e pubblicale”.

Così è nato questo libro, e nuovamente devo ringraziare un’amica, che lo ha coccolato e fatto nascere proprio come un bambino, con molto amore e molta competenza.

Sara Zanferrari

Quando è sbocciato l’amore verso la scrittura? C’è un evento che ha fatto nascere questa tua vena o hai sempre avuto un legame stretto fin da bambina?

Scrivevo già da bambina, avevo anche pubblicato poesie finaliste a dei concorsi. Ma dopo i 18 anni mi sono come “congelata”, per pensare al lavoro e alla famiglia. Le poesie sono risgorgate nel momento in cui…è arrivato l’amore, o almeno quello che io ho creduto tale.

Quali sono state le principali fonti di ispirazione per questo libro?

L’ispirazione è stata una sola: l’amore. “Né arrivo né partenza” racconta la nascita e, purtroppo, la morte di questo amore. Morte in realtà solo nel quotidiano, perché nel cuore resterà amore per sempre, pur non avendo forse mai avuto la possibilità di fiorire completamente.

Alcuni scrittori portano sempre con sé agende per appuntarsi nell’immediato un possibile spunto. Altri, più tecnologici, utilizzano il cellulare. Capita anche a te di usufruire di taccuini e dispositivi tecnologici?

Non sono nativa digitale, a differenza dei miei figli, e perciò sono un disastro. Mi trovo come “aggredita” dalle parole che arrivano nei momenti più impensati e per non perderle ho sempre scritto un po’ ovunque, foglietti sparsi, scontrini del bar, angoli dei giornali. Poi col passare del tempo mi sono un po’ più organizzata e cerco di usare il telefono, se sono fuori, o il pc, se sono a casa. Ma devo dire che non è la stessa cosa, perché la poesia per me è anche un soggetto visivo, e le parole ho bisogno di vederle ancora scritte a mano, come una volta.

C’è una storia dietro la nascita dei personaggi del tuo Ulisse fatto oggetto, della Sirena fatta donna? E poi ancora luna, mare, vento, sabbia e…amore?

Ulisse e la Sirena sono arrivati praticamente subito, già nelle prime poesie, senza che io li avessi chiamati. Una sirena che è una metafora, in realtà, di tutte le donne che Ulisse incontrò lungo il suo viaggio di ritorno verso Itaca, e che a volte gli hanno fatto dimenticare Penelope e il suo regno. La mia sirena è più simile alla Sirenetta di Andersen, che darà tutto nella speranza di conquistare il suo principe, ma sarà destinata a sparire fra i flutti come spuma argentata.

I mutamenti d’amore descritti nel libro, sono luoghi immaginari da te in qualche modo conosciuti? In che frangenti, se è dato saperlo?

I mutamenti sono quelli che hanno caratterizzato questo amore, fatto di passi avanti e indietro, incessantemente, di conquiste e di sconfitte, di naufragi e scoperte. Senza perciò mai un arrivo, ma nemmeno una partenza, senza più un tempo e uno spazio, dove l’amore si fa eterno ed eternità.

Quali sono, se ci sono, i tuoi progetti futuri letterari?

Devo dire che ancora non ho ben metabolizzato questa cosa di aver pubblicato un libro, non ci credo ancora. Ma credo che appena prenderò il coraggio, riprenderò il volo, perché ormai non posso più stare senza scrivere. Ho iniziato per la verità una storia. L’incipit è forte. Sto aspettando che mi chiami ancora più forte per scrivere il resto….

Sara Zanferrari vorrebbe ora una partenza o un ritorno?

Non fare mai una domanda così a una donna innamorata…perché ti risponderebbe di volere un ritorno. Ma quando il tempo è trascorso, e c’è stato in mezzo anche molto dolore, non credo si possa più tornare indietro. E di sicuro non sarà mai più quell’amore conosciuto prima dell’abbandono.

Né arrivo né partenza si presenta come una raccolta di poesie ma in realtà è la storia di un triangolo amoroso raccontata anche dagli occhi dell’amante. L’ennesima storia della donna che non riesce a trovare la massima espressione del suo amore per l’uomo che ama perchè lui torna sempre sui suoi passi, torna sempre dalla moglie. Momenti felici, momenti dolorosi, solitudine ed incontri. Io l’ho letto e lo consiglio. Buona lettura.

Renato Trincanato
La vita...è un viaggio. Dunque, viaggiate! Chi sono io? Prima di tutto sono fin troppo razionale...l'istinto lo uso molto poco e prima di fare delle scelte devo pensare parecchio. Sono molto realista, non mi creo illusioni, non spero in cose su cui non c'è più speranza. Accetto la realtà,ma spesso non la condivido. Sono anche romantico sotto un certo punto di vista. Sono permaloso (nei limiti): una battuta a cavolo nel momento sbagliato sul mio carattere, sul mio abbigliamento o su qualsiasi altra cosa può essere fatale per la mia ira... Sono nervoso perennemente, credo...mi preoccupo per mille persone e prima di qualche prova importante sono sempre in tensione. Sono anche molto altruista, se un amico/a ha bisogno di sfogarsi io ci sono in qualsiasi momento, garantito. Sono io.
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