Neonato muore dopo parto in casa: la madre accusa le ostetriche di negligenza

Il tragico destino del piccolo Alessandro, morto il 5 novembre 2022, ha scosso profondamente la comunità, avviando una complessa battaglia legale che coinvolge due ostetriche. Il neonato è deceduto poco dopo il parto avvenuto in casa, sollevando interrogativi sulla competenza e sull’operato delle professioniste a cui i genitori si erano affidati. La coppia, residente nella provincia di Rimini, ha intrapreso un cammino difficile, cercando giustizia per la perdita del loro bambino.

La vicenda ha avuto inizio quando i genitori di Alessandro, dopo aver deciso di partorire a casa per ragioni personali e in parte influenzati dalle restrizioni legate alla pandemia di Covid-19, hanno contattato le due ostetriche: una proveniente da Faenza e l’altra da Santarcangelo di Romagna. Nonostante le preoccupazioni espresse, il giorno della presa in carico domiciliare, il bambino era già posizionato in maniera inadeguata per un parto a domicilio, ma le ostetriche non hanno ritenuto necessario un controllo approfondito.

la testimonianza della madre

La madre, intervistata dal Corriere di Bologna, ha rivelato di aver provato un “malcontento” nei confronti delle professioniste, evidenziando la mancanza di comunicazione chiara e di risposte univoche alle sue domande. “Mio marito chiese di portarmi in ospedale più volte ma non venne assecondato. Ci eravamo affidati a loro in momenti di lucidità, e così abbiamo desistito e proseguito,” ha dichiarato, sottolineando il suo stato di vulnerabilità durante il travaglio, che, secondo la difesa, sarebbe durato circa 30 ore.

Dopo il decesso, un’analisi ha rivelato che Alessandro era morto a causa di un’infezione causata dal batterio Streptococco e di asfissia meccanica, poiché il cordone ombelicale era avvolto attorno al suo collo. La madre ha anche sottolineato che le ostetriche avevano sconsigliato di effettuare un tampone vaginale per rilevare eventuali infezioni. Inoltre, ha evidenziato divergenze tra le due professioniste sul trattamento da seguire: “Una lasciava la facoltà alle donne di scegliere, l’altra imponeva di non farlo,” ha affermato, evidenziando il conflitto tra le ostetriche in un momento così delicato.

il processo e le sue implicazioni

Il processo contro le due ostetriche, accusate di omicidio colposo e lesioni alla partoriente, si svolgerà il 12 giugno presso il tribunale di Rimini. La decisione di rinviare a giudizio le ostetriche, presa dal giudice per le indagini preliminari Vinicio Cantarini, è stata accolta con “grande gioia” dalla madre, che ha dichiarato: “Finalmente qualcuno ha fatto un lavoro minuzioso.” Queste parole riflettono la speranza dei genitori di ottenere giustizia e di prevenire che situazioni simili possano ripetersi in futuro.

Il tema del parto in casa ha suscitato un acceso dibattito negli ultimi anni, specialmente in un contesto in cui le strutture ospedaliere hanno affrontato sfide senza precedenti a causa della pandemia. Molti genitori scelgono di partorire a casa cercando un ambiente intimo e familiare, ma è fondamentale che questo venga fatto in condizioni di sicurezza, con la supervisione di professionisti competenti e preparati.

considerazioni finali sulla sicurezza del parto

La madre di Alessandro ha chiarito che la loro scelta non era motivata da un desiderio di intraprendere un parto non medicalizzato, ma piuttosto da un’aspirazione a vivere un’esperienza più naturale e condivisa con il marito. “Abbiamo sempre messo in primis la salute di nostro figlio seguendo in gravidanza sia il percorso ostetrico che quello ginecologico,” ha precisato, evidenziando che la loro decisione era frutto di una riflessione profonda e consapevole.

L’udienza del processo rappresenta non solo un momento cruciale per i genitori di Alessandro, ma anche un’occasione per riflettere sull’importanza del rispetto delle procedure di sicurezza nel parto a domicilio. Le testimonianze e le prove presentate in aula potrebbero influenzare le linee guida future riguardanti i parti in casa e l’operato delle ostetriche, sottolineando la necessità di un’adeguata formazione e di un’approfondita valutazione delle condizioni di ogni singola situazione.

La madre conclude con una richiesta di giustizia: “Il compito della giustizia è quello di fare sì che non accada a nessuna altra coppia. A noi ormai è successo e Alessandro ci chiede di fare il nostro dovere.” La sua determinazione a cercare la verità e a garantire che altri genitori non debbano affrontare un dolore simile è un forte richiamo alla responsabilità e alla vigilanza necessaria in questi frangenti così delicati.

Published by
Andrea Selvaggi