Storie Di…Vino – Le Eccellenze del Veneto – Parte 4

Per questa puntata del nostro tour delle eccellenze del Veneto, abbandoneremo la provincia di Treviso e ci addentreremo nelle provincie di Vicenza e Verona, zone di ricchissima produzione vinicola. Famosi e decantati sono sicuramente i rossi secchi come l’Amarone della Valpolicella e il Bardolino Superiore, ma non solo: avete mai gustato i famosi recioti? Bene: ve ne sono ben tre che si forgiano della denominazione D.O.C.G., uno in provincia di Vicenza, il Recioto di Gambellara, e due in provincia di Verona, il Recioto della Valpolicella e il Recioto di Soave.

Consentiteci prima la nostra consueta digressione storica: anche nell’antica Roma esistevano l’equivalente delle nostre enoteche. Erano dei locali molto grandi, fumosi e spesso sudici e si chiamavano taverne o popine. L’ambiente non era certo adatto ai palati più fini: oltre che sporco, era frequentato da giocatori d’azzardo, ubriaconi, delinquenti e attaccabrighe. Durante i banchetti (che spesso degeneravano in baccanali) era necessaria la presenza di un esperto, l’haustores (antenato del contemporaneo sommellier), che decideva, in base al menù, con quanta acqua allungare il vino, che non era mai di qualità sopraffina (uno dei vini più pregiati dell’epoca, il Falernum, l’attuale Falerno, era a unico appannaggio dei nobili Patrizi).

Torniamo ora ai giorni nostri e al Recioto: da dove arriva questo nome così curioso? Le origini sono tutt’altro che chiare: alcuni storici lo fanno derivare dall’antico vino passito di nome Reticio, menzionato da Virgilio e da Plinio il Vecchio, altri dal termine veneto recia, in quanto la tradizione vuole che per la produzione di questo vino si debbano usare solo le “orecchie” del grappolo, cioè la parte di più alta e laterale che, essendo raggiunta prima dalla linfa, ha un contenuto zuccherino più elevato e quindi più adatta alla produzione di vini passiti (guardando il grappolo di fronte, con un po’ di fantasia si dovrebbe scorgere il muso di un elefante, dove la parte bassa sarebbe la proboscide, e le parti laterali, per l’appunto, le recie). La traduzione vorrebbe che le uve vengano fatte appassire al sole in appositi graticci, ma le moderne tecnologie, unite da necessità di business, hanno preso il sopravvento e oggi è consentito l’appassimento “artificiale” tramite sistemi di condizionamento.

I colli ad Ovest della provincia di Vicenza, principalmente tra i comuni di Gambellara, Montebello Vicentino, Montorso e Zermeghedo, sono la culla della zona D.O.C.G. Recioto di Gambellara. Questo vino passito deve essere prodotto da uve Garganega (vitigno molto antico e autoctono delle colline di Gambellara) per almeno l’80%, e il rimanente 20% da altre uve a bacca bianca previste dal Disciplinare (Pinot Bianco, Chardonnay e Trebbiano di Soave). Il colore è tra il giallo paglierino e il dorato, al naso presenta sentori di frutta matura e vaniglia, al palato è armonico, rotondo e vivace, dolce ma non stucchevole e con un retrogusto amarognolo.

Spostandoci in provincia di Verona, troviamo la più antica zona D.O.C.G. del Veneto, quella del Recioto di Soave, che si estende nel territorio collinare di parte dei comuni di Soave, Monteforte d’Alpone, San Martino Buon Albergo, Mezzane di Sotto, Roncà, Montecchia di Crosara, San Giovanni Ilarione, Cazzano di Tramigna, Colognola ai Colli, Illasi e Lavagno. Anche per questo vino passito, la Garganega è d’obbligo (almeno il 70%), e il rimanente 30% da altre uve a bacca bianca previste dal Disciplinare (Pinot Bianco, Chardonnay e Trebbiano di Soave). Le caratteristiche organolettiche sono simili al Recioto di Gambellara, ma il Recioto di Soave si distingue per sentori floreali e di miele d’acacia al naso.

Continuando il nostro cammino verso Ovest, rimanendo in provincia di Verona, troviamo la D.O.C.G. Recioto della Valpolicella. L’omonimo vino, a differenza dei precedenti, è rosso. La zona comprende i territori dei Comuni di: Marano, Fumane, Negrar, S. Ambrogio, S. Pietro in Cariano, Dolcè, Verona, S. Martino Buon Albergo, Lavagno, Mezzane, Tregnago, Illasi, Colognola ai Colli, Cazzano di Tramigna, Grezzana, Pescantina, Cerro Veronese, S. Mauro di Saline e Montecchia di Crosara. Questo vino passito di notevole struttura (che ha la stessa composizione dell’Amarone) deve essere costituito dal 45% al 95% da Corvina Veronese, Rondinella dal 5% al 30% e altre uve a bacca rossa della provincia di Verona previste dal Disciplinare. Il colore è rosso carico con riflessi violacei, l’odore è intenso, alcolico, ricorda la frutta sotto spirito, il sapore è delicato, vellutato, piacevolmente dolce e morbido.

Come al solito, a furia di parlare di vino mi è venuta una gran sete! Quindi in alto i calici e… alla salute!

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Stefano Baldoni
Vivo a Camponogara. Nel 2012 ho pubblicato il mio primo romanzo, un thriller dal titolo “La gabbia invisibile”, edito dalla Greco&Greco di Milano. Amo scrivere e suonare il basso elettrico, giocare a calcio, leggere, ballare. Sono appassionato di vini: nel 2007 ho conseguito il diploma di sommellier.
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