Venezia-New York: Annalisa Menin ci racconta dalla grande mela del suo ultimo libro “Il traghettatore”

Dalla precedente esperienza con Sara Zanferrari, che ha dalla sua, una voglia incontenibile di “parlare di libri”, arriva direttamente da New York questa meravigliosa intervista fatta ad una “rivierasca” doc. Conosco bene Sara e so che, quando racconta di libri, lei si trasforma, fa emergere quel lato nascosto del suo carattere che ci mostra la passione, la predisposizione al racconto e alla libertà…di raccontare. Quando mi ha proposto l’intervista ad Annalisa Menin ho accettato subito sapendo che Sara avrebbe fatto un lavoro eccellente. E così è stato. Godiamocela insieme questa meravigliosa intervista ad Annalisa Menin fatta, appunto, da Sara Zanferrari.

Sara Zanferrari
Annalisa Menin

Una storia positiva, di grande speranza e ispirazione quella dell’imprenditrice e scrittrice, Annalisa Menin, che vive e lavora a New York ormai dal lontano 2006.

Nata in una cittadina del veneziano, Camponogara, parte per uno stage nella Grande Mela e…non torna più! Conosce Marco, che diventa suo marito e che però perde per un tumore il giorno dopo il suo trentesimo compleanno. Ma Annalisa non si perde d’animo, lancia un blog in cui racconta la sua storia, che diventa poi anche un libro, “Il mio ultimo anno a New York”. Fonda inoltre la sua agenzia creativa, e crea “Remembering Marco”, iniziativa che permette ai giovani di realizzare il loro “sogno americano”, proprio come è stato possibile per lei e per Marco. La sua storia è stata ripresa anche dall’università Ca’ Foscari“, grazie alla quale era approdata a NY, attraverso uno stage presso la famosissima casa di moda Valentino.

Per lungo tempo si è interrogata se tornare in Italia o restare in USA, alla fine ha vinto la metropoli, affascinante meta di tanti turisti e icona di film e romanzi. Ed è anche lei, la città della Statua della Libertà, la città delle infinite possibilità e delle infinite nazionalità, la protagonista, assieme ad Anna Venier, del suo nuovo romanzo “Il traghettatore”, pubblicato il 5 marzo da Giunti Editore, subito balzato in pochi giorni al quinto posto nelle classifiche della narrativa italiana.

Un bel risultato, Annalisa, in poche settimane scalare la classifica nella narrativa italiana! Che ne dici? Come ti senti?

Sono molto, molto felice. Potevo solo immaginare, sperare, sognare un risultato come questo. Invece sta accedendo. Mi sto godendo questo momento, tenendo i piedi saldi per terra. Per me l’importante è arrivare alle persone. Il successo va e viene. Le emozioni rimangono impresse.

Annalisa Menin a New York

Continua l’avventura, per così dire, di Anna nella Grande Mela, dunque. Dopo il tragico avvenimento della morte di Marco, è passato qualche anno, ma ancora qualcosa non si sblocca dentro di lei..

L’Anna che ritroviamo nel libro, dopo “Il Mio Ultimo Anno a New York” (il primo libro di Annalisa Menin n.d.r.), è una donna in transizione. Ha capito che qualcosa deve cambiare nella sua vita, ma non sa ancora cosa. Il trauma che ha vissuto l’ha resa una persona diversa, e in questa sua nuova versione decide di prendere in mano la propria vita, di esserne protagonista. È un click mentale, necessario seppur doloroso, che arriva dopo un lungo percorso di rinascita.

L’importanza dell’amicizia: Alessandra è l’amica che tutte vorremmo, sempre al fianco di Anna, propositiva, critica e sincera quando serve, brillante. Ti sei ispirata a qualcuno in particolare? E raccontaci la tua idea di amicizia.

Non ad una persona in particolare, ma a tante amiche che sono presenti o sono state presenti nella mia vita. Mi sono sempre piaciute le donne forti, e la migliore amica di Anna non poteva che essere così: schietta e sincera. C’è un grande rapporto di stima e rispetto tra Anna ed Ale, dovuto anche alle loro forti differenze. Mi piaceva raccontare questo contrasto, perché spesso il miglior arricchimento è dato proprio dalla diversità, dal vedere le cose da altri punti di vista. Per me l’amicizia è proprio questo: rispetto, condivisione e supporto.

La creatività: Anna è una creativa, come te, e in questo nuovo romanzo progetta un evento incredibile, bello e geniale, costellato di particolari intriganti e dettagli che denotano la professionalità di Anna. E’ questo anche il tuo approccio, vero? Raccontaci del tuo lavoro…

Annalisa Menin in un parco della “Grande Mela”

Sì, è il mio approccio, sul lavoro e nella vita. Adoro sorprendere, è una cosa che mi viene naturale, non so bene perché. Mi piace fare cose inaspettate, sono per tutto ciò che non è scontato. Mi piace far pensare, dare spunti, svelare senza mai rivelare, curare ogni dettaglio, far pensare, incuriosire. Con la mia agenzia creativa, Octonano, insieme al mio parter Maurizio Marchiori, facciamo proprio questo. Cerchiamo di dare punti di vista alternativi, di tirare fuori il meglio dalle aziende. Ci occupiamo di marketing e comunicazione, con un’ottica sempre rivolta al business development.

E veniamo al nostro “traghettatore”, il ferryman, come provano le amiche di Anna a chiamarlo in inglese con risultato abbastanza esilarante, ma è davvero intraducibile! Spiegaci bene bene questa figura, di cosa si tratta?

Tutti hanno avuto, hanno o avranno bisogno di un Traghettatore, nella vita. In amore, in amicizia, e nel lavoro. Il Traghettatore è quella persona, uomo o donna, di età, estrazione e cultura diverse, che ci accompagna da una fase all’altra della nostra vita, da una sponda all’altra del fiume, per usare una metafora di dantesche memorie. Il Traghettatore è una persona che percorre un pezzo di strada insieme a noi e, nel mentre, ci migliora facendoci scoprire nuovi orizzonti, nuove versioni di noi stessi. Ci spoglia e ci riveste, preparandoci per quello che verrà poi.

Anna parte un po’ così alla ricerca di questo traghettatore, credendo anche di individuarlo ad un certo punto, accorgendosi però che non è lui, perché non l’ha presa in tutti e tre i “posti” che secondo lei la deve prendere: mente, corpo e pancia. Quindi, alla fin fine, questo traghettatore è sì una figura di “transito”, però pare che debba avere le stesse caratteristiche di quello che tutti chiamiamo Amore….o no??

Il punto non è tanto l’essere in transito ma l’essere veri, il vivere le cose appieno. In questo senso, a prescindere dalla natura transitoria del rapporto Traghettatore/Traghettato, sono necessarie tutte le caratteristiche che rendono un rapporto autentico, che fanno sì che venga ricordato nel tempo, che faccia la differenza: mente, corpo e pancia.

Parliamo di possibilità, di occasioni. E del coraggio e della forza di coglierle. Mi sembra che forse sia questo il messaggio più importante che tu dai col tuo romanzo. E potremmo dire che tu ne sei la prova vivente, non è così?

Annalisa Menin a New York ma con l’indiscussa “classe italiana”

Non so se ne sono una prova vivente. Di sicuro ci provo, a cogliere ogni occasione al volo, a mettermi in gioco, a non dare niente per scontato, ad aver il coraggio di fare cose più grandi di me con l’intento di mettermi in discussione e, così, di crescere. L’alternativa è rimanere comodi, e va bene per alcuni. Per me no. Ho bisogno di stimoli costanti, ho fame di vita.

Passiamo a lei, alla bella New York, che tu descrivi benissimo, ce la fai proprio vedere e desiderare di conoscere di più. Quanto la ami da 1 a 10?

Un bel 10, senza dubbio alcuno. Seppur ci sono i giorni in cui la odio anche, devo essere onesta. New York è una città molto complessa, a volte rende soli, altre fa sentire al centro del mondo. Del resto, penso sia così un po’ dappertutto. New York di da e ti toglie, sta a te prendere il meglio di ciò che ha da darti. Ed è davvero tanto.

Oramai sei cittadina newyorchese a tutti gli effetti, ma quanto ti manca Venezia? Sappiamo che tu sei molto legata alla tua terra e famiglia di origine? Come si fa a conciliare la nostalgia per le nostre radici?

Sto per compiere 15 anni a New York. Per me ormai è casa. Eppure ogni qual volta salgo in aereo per tornare a Venezia il cuore mi batte forte. La sensazione di vedere la laguna dall’alto e la forma a pesce di Venezia mentre si atterra, è imbattibile. Per non parlare di quando mi avvicino a casa (Camponogara, VE n.d.r.) attraversando campi verdi e vigneti. In realtà, non c’è una vera nostalgia per le radici, perché sono sempre presenti nella mia quotidianità. Non manca giorno in cui io senta e veda la mia famiglia. Non manca giorno in cui io non porti un pizzico di italianità (e di Veneto), con me. Ormai sono un mix di culture. Sono americana tanto quanto sono italiana. E lo dico con grande orgoglio, convinta come sono che sia questo il futuro di tutti noi: radici salde, valori veri, e una mente aperta e cosmopolita.

Ho la sensazione che tu sia una mente creativa sempre in movimento…..adesso sicuramente ti stai godendo il lancio di questo tuo nuovo romanzo, ma…non è che hai già qualche altra idea nel cassetto?

=) Un po’ sì. Credo sia prerogativa di tutte le menti anche solo un tantino creative. Non posso dire a cosa, ma ci sono diversi progetti in cantiere. Per ora mi godo questi giorni pieni di cose belle… e poi sarà anche la vita a decidere per me.

Renato Trincanato
La vita...è un viaggio. Dunque, viaggiate! Chi sono io? Prima di tutto sono fin troppo razionale...l'istinto lo uso molto poco e prima di fare delle scelte devo pensare parecchio. Sono molto realista, non mi creo illusioni, non spero in cose su cui non c'è più speranza. Accetto la realtà,ma spesso non la condivido. Sono anche romantico sotto un certo punto di vista. Sono permaloso (nei limiti): una battuta a cavolo nel momento sbagliato sul mio carattere, sul mio abbigliamento o su qualsiasi altra cosa può essere fatale per la mia ira... Sono nervoso perennemente, credo...mi preoccupo per mille persone e prima di qualche prova importante sono sempre in tensione. Sono anche molto altruista, se un amico/a ha bisogno di sfogarsi io ci sono in qualsiasi momento, garantito. Sono io.
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