Zeppola di San Giuseppe

“Lezioni di Cucina”
“La cucina è l’arte più antica, perché Adamo è nato a digiuno.”
Anthelme Brillat-Savarin, Fisiologia del gusto
Come per molti dolci, anche la nascita delle zeppole è avvolta dalla leggenda e si ricollega a tradizioni antiche e diverse tra loro, da ricercarsi addirittura nel 500 A.C. Le leggende che si tramandano sarebbero due.La prima, di matrice cristiana, farebbe risalire la nascita delle zeppole alla fuga in Egitto della sacra famiglia. Si dice che San Giuseppe, per mantenere Maria e Gesù, dovette affiancare al mestiere di falegname quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle.Una seconda leggenda ci condurrebbe nell’antica Roma: qui il 17 marzo si celebravano le “Liberalia”, feste in onore delle divinità del vino e del grano:per omaggiare Bacco e Sileno, precettore e compagno di gozzoviglie del dio, il vino scorreva a fiumi e per ingraziarsi le divinità del grano si friggevano frittelle di frumento.A San Giuseppe, che si festeggia solo due giorni dopo (19 marzo), la fanno da protagoniste le discendenti di quelle storiche frittelle: le zeppole di S.Giuseppe.Nella sua versione attuale, la zeppola di S.Giuseppe nasce come dolce conventuale: secondo alcuni nel convento di S.Gregorio Armeno di Napoli, secondo altri in quello di Santa Patrizia sempre della città di Napoli. Ma c’è anche chi ne attribuisce “l’invenzione” alle monache della Croce di Lucca, o a quelle dello Splendore.La prima zeppola di San Giuseppe che sia stata messa su carta risale comunque al 1837, ad opera del celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino.Il 19 marzo si è sempre festeggiato inoltre la fine dell’inverno (la primavera è ormai nell’aria): durante i cosiddetti “riti di purificazione agraria” vengono accesi in molti paesi del meridione dei grandi falò, e preparate grosse quantità di frittelle.Un tempo a S.Giuseppe, patrono dei falegnami,si festeggiava la loro festa e venivano messi in vendita tutti i tipi di giocattoli di legno. Tutti i bambini ne ricevevano in dono dai genitori qualcuno.Oggi invece, dal 1968, da quando cioè il giorno di S.Giuseppe è stato decretato festa del Papà, il 19 marzo sono i figli a fare regali ai padri. Ecco per voi la ricetta.
Ingredienti per 6 persone:
- 125 ml di acqua
- 70 g di farina 00
- 2 uova
- 50 g di burro
- 1/2 cucchiaio di zucchero
- sale
- 250 ml di latte
- 60 g di zucchero
- 40 g di farina
- 2 tuorli
- la scorza di 1/2 limone non trattato
- amarene sciroppate
- olio di arachide
Consiglio
Scegliere uova medie, così vi troverete alla perfezione con le indicazioni e gli ingredienti. Ricordate che l’impasto dev’essere bello denso altrimenti le zeppole non avranno la superficie “arricciata”.
• Cottura: 20 minuti
• Preparazione: 40 minuti
• Costo:basso
Curiosità
Sull’origine della parola “zeppola” i pareri sono invece discordanti. Ecco alcuni degli etimi più accreditati:
- zeppa: dal latino “cippus”, pezzetto di legno in grado di risolvere piccoli problemi di slivellamento. La zeppa è piccola, e per questo somiglia a quel “pizzico” di pasta lievitata che, messo a friggere nell’olio bollente, si gonfia, fino a dar vita alla classica “pastacrisciuta”. La zeppola si fa infatti come la pastacrisciuta, ma è dolce: e come lei, a Napoli ha un’origine “stradale”.
- serpula, dal latino serpe: la zeppola (quella antica,di San Giuseppe) ha la forma di una serpe acciambellata.
- cymbala, imbarcazione fluviale dal fondo piatto e l’estremità arrotondata, dunque a forma di ciambella. Col tempo, attraverso una serie di modificazioni linguistiche, cymbala è diventato “zippula”, da cui zeppola.
- Saeptula, da saepio, cingere. Questo termine designava gli oggetti di forma rotonda in genere.
- Zi’Paolo: il nome del friggitore napoletano,presunto inventore della zeppola.
Per concludere, va ricordato che “zeppola” è anche uno dei nomi scherzosi che i napoletani danno all’ernia inguinale, insieme a guallera, paposcia, ‘ntoscia, mellunciello. E’ peraltro probabile che la zeppola/ernia non sia la zeppola di San Giuseppe bensì la “pastacrisciuta”, quell’impasto di farina, acqua e lievito che, messo a friggere nell’olio bollente, si gonfia, rassomigliando ad una rotondeggiante ernia inguinale.
Vino abbinato
Moscato Bianco